G
IOVANNA
V
ENTRONE
V
ASSALLO
Ceramica islamica / Islamic Pottery
ones, which are also the most numerous, have mainly
curved, but now thicker, walls and rest on a flat and
low base, sometimes bearing one or two holes.
Furthermore, rather than blue, coming from Caucasus,
the painted decoration is made in green, almost always
accompanied by brown/black, the latter being used to
realize the pseudo-epigraphic motifs imitating the
potters’ signatures which decorated the Mesopotamian
exemplars.
Beginning with the 10th century, the version with the
inscription painted in brown and surrounded by green
radial splashes was largely imitated in the Nishapur
workshops (Wilkinson 1973: 179-204, nos. 2-27) to
which the two bowls in this museum, MO81 and MO83,
can be attributed. The attribution would be confirmed, in
particular, by the foot, (low and covered with a slip) and
the uninterrupted line connecting the letters of what can
be interpreted as a pseudo-inscription, which seem to be
characteristic of the production of this centre.
7
Lustrewares
(MO84)
Mesopotamia; 9th century (?).
This is the name given to that production of utilitarian
wares and of architectural decoration which was
invented and first marketed by Iraqi potters during the
9th century, likely to meet the demands of wealthy
clients who, despite their pursuit of luxury materials,
did not want to breach the Koranic ban on surrounding
themselves with precious objects. In fact, the decoration
of these vessels, obtained by using different types of
metallic oxides, even of the precious type, applied by
means of two or more firings over the ornaments
already painted on the opacifying glaze, gives the
iridescent lustre of the noble metals and a surreal,
unnatural vision of the employed subjects. The early,
polychrome exemplars – apparently produced only until
the second half of the 9th century and featuring a
ricurve ma ora di maggior spessore e poggiano su una
base piatta e bassa, a volte attraversata da un foro o due.
Inoltre nella decorazione dipinta viene impiegato,
invece del blu proveniente dal Caucaso, il verde il quale
quasi sempre si accompagna a un bruno/nero con cui
sono eseguiti motivi pseudoepigrafici a imitazione delle
firme dei ceramisti che fregiavano gli esemplari
mesopotamici.
Nell’accezione che vede la scrittura dipinta in bruno
circondata da colature radiali in verde esistono
numerose imitazioni prodotte dalle officine di
Nishapur a partire dal X secolo (Wilkinson 1973: 179-
204, nn. 2-27) e alle quali possiamo ascrivere le due
coppe in mostra, MO81 e MO83. In particolare ne
confermerebbero l’appartenenza la forma del piede,
basso e ingobbiato e il tratto continuo che unisce le
lettere di quella che si può interpretare come una
pseudoiscrizione e che sembra caratteristico proprio
della produzione di tale località.
7
Ceramica a lustro metallico
(MO84)
Mesopotamia; IX secolo (?).
Viene così definita quella produzione di oggetti d’uso
comune e di decorazione architettonica che è stata
anch’essa inventata e immessa sul mercato dai
ceramisti iracheni fin dal IX secolo, per rispondere
molto probabilmente alle esigenze di una ricca
committenza la quale, pur ricercando materiali di lusso,
non vuole venir meno all’interdizione coranica di
circondarsi di oggetti preziosi. Infatti la decorazione di
queste ceramiche, ottenuta con l’utilizzo di differenti
ossidi di metallo, anche preziosi, sovrapposti agli ornati
già dipinti su vetrina opacizzante mediante due o più
cotture, conferisce i riflessi cangianti dei metalli nobili
e una visione irreale e snaturata dei soggetti impiegati.
Ai primi esemplari con lustri policromi, prodotti
sembra solo fino alla seconda metà del IX secolo, e con
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