G
IOVANNA
V
ENTRONE
V
ASSALLO
Ceramica islamica / Islamic Pottery
the case of the blue-turquoise bowl MO150 on which
it is possible to discern a big flower (a perfectly
identical sample is in the Keir collection, see Grube
1976: 160, 163, no. 110), of bowl MO144, where just
the lines of the drawing are barely visible. Finally, the
decoration of the turquoise bowl MO149, very close
to that of a specimen from Nishapur, may well be
considered as the latter: a degeneration of the
epigraphic motif (Wilkinson 1973: 264, 277, no. 3).
Another very similar example is preserved in Faenza
(dish, inv. no. 18897;
Le Mille e una notte
1990: 30).
Other bowls featuring incised and pitted decoration are
preserved in the Japanese collections and are attributed
to the 12th century (Mikami 1964: nos. 83, 84, 86).
The carving technique was used to realize the
decoration on the small dish in celadon green MO157
made of a pattern of radial rectangular grooves
identical to those of a fragment from Nishapur that is
supposed to have been produced
in loco
(Wilkinson
1973: 271, 283, no. 42).
Siliceous wares with blue splashes under alkali-
glaze
(MO145, MO142, MO143)
Eastern Iranian territories; 11th-12th century.
The simplest type of painted decoration consists of
thin splashes of blue, probably obtained from cobalt,
radiating from rim of the object, whether they are the
only elements of the decoration, as on bowl MO145,
or are accompanied by a pattern vaguely reminiscent
of a vegetal motif realized with the incision technique,
as on MO142. Very similar examples are attested from
Syria, at Tell Minis (Watson, Porter 1987: 213-16, nos.
B20-B25), to Afghanistan, to Bamiyan (Moulierac
1999: 105) and confirm the wide circulation of this
production. Some samples are preserved in Italy, at the
MNAO of Rome (inv. no. 130) and at Faenza (inv. no.
1884;
Le Mille e una notte
1990: nos. 18, 19).
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nel caso della coppa celeste turchese MO150 sulla
quale si intravede un fiorone (un esempio del tutto
identico fa parte della Keir collection, v. Grube 1976:
160, 163, n. 110) e in quello della coppa MO144,
dove a mala pena si distinguono i tratti del disegno.
Infine l’ornato della coppa turchese MO149, molto
prossimo a quello di un esemplare da Nishapur, può
ben essere considerato come quest’ultimo: una
degenerazione del motivo epigrafico (Wilkinson
1973: 264, 277, n. 3). Un altro esempio molto simile
è custodito a Faenza (piatto, inv. n. 18897;
Le Mille e
una notte
1990: n. 30). Altre coppe con decorazione
incisa e bucherellata figurano nelle collezioni
giapponesi e sono attribuite al XII secolo (Mikami
1964: nn. 83, 84, 86).
Con la tecnica dell’intaglio sono stati eseguiti i
solchi rettangolari con andamento radiale sul piccolo
piatto in verde celadon MO157, identici a quelli di un
frammento da Nishapur che si ritiene sia stato fatto
in
loco
(Wilkinson 1973: 271, 283, n. 42).
Ceramica in pasta silicea con colature in blu sotto
rivestimento alcalino
(MO145, MO142, MO143)
Territori iranici orientali; XI-XII secolo.
L’espressione più semplice della decorazione dipinta
consiste in sottili colature in blu, probabilmente al
cobalto, che si dipartono dall’orlo dell’oggetto siano
esse gli unici elementi dell’ornato come sulla coppa
MO145, o si accompagnano a un motivo vagamente
vegetale eseguito con la tecnica dell’incisione
MO142. Esempi molto simili si ritrovano dalla Siria,
a Tell Minis (Watson, Porter 1987: 213-16, nn. B20-
B25), all’Afghanistan, a Bamiyan (Moulierac 1999:
105) e confermano l’ampia diffusione di tale
produzione. In Italia si segnalano esempi al MNAO di
Roma (inv. n. 130) e a Faenza (inv. n. 1884;
Le Mille
e una notte
1990: nn. 18, 19).
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