G
IOVANNA
V
ENTRONE
V
ASSALLO
Ceramica islamica / Islamic Pottery
it had long shared most techniques and decorative
repertoires (Wilkinson 1973: 259-89).
Among the open forms we find bowls, usually of
medium size, resting on a footring, sometimes quite
tall, and almost always with flaring walls tapering
toward the rim (MO146, MO151). It should be noted
that the oxidation attenuating the colour is the result of
prolonged contact of the glaze with the earth; the rims
are variously shaped and can echo Chinese porcelain.
An imitation of metalwork (Watson 1986: 209, fig. 3)
is the small turquoise basin resting on three feet
(MO147), of which there is a similar example also in
the Barlow collection (Fehérvári 1973: no. 78).
The realization of an openwork decoration filled in
with glaze is aimed at obtaining the same transparency
of porcelain and is often accompanied by an incised
decoration, as in the case of MO141, whose bottom
features an elaborate swirling radial composition
executed with a sharp tool; along the side rim the
openwork gives great emphasis to a series of palmettes
contained within a rope motif. The absence of similar
ornaments among the wares found in Nishapur points
toward the attribution of this exemplar to the
prestigious Kashan workshops.
Other exemplars showing the same techniques are
bowl MO148, on which a deeper incision brings out a
series of half-palmettes, and the blue bowl MO156,
where we find a quatrefoil flower inscribed within a
triangle alternating with a double spray of half-
palmettes. An example of decoration executed using
the engraving and the openwork techniques is
preserved at the MNAO (inv. no. 170;
Le Mille e una
notte
1990: fig. 17).
Obtained by employing only incision are then some
decorations drawing on the usual, vegetal and pseudo-
epigraphic repertoires, which are now executed in a
particular style that tends to amplify the subject, as is
maggior parte delle tecniche e dei repertori decorativi
(Wilkinson 1973: 259-89).
Tra le forme aperte vi sono coppe, in genere di medie
dimensioni, che poggiano su piede ad anello, anche
abbastanza elevato, e hanno quasi sempre profili svasati
che si assottigliano verso il bordo (MO146, MO151).
Da notare, in particolare, che le ossidazioni che
offuscano il colore sono la conseguenza di un prolungato
contatto della vetrina con la terra; gli orli possono essere
variamente sagomati e riecheggiare porcellane cinesi.
Un’imitazione di modelli in metallo (Watson 1986: 209,
fig. 3) è il piccolo bacino turchese su tre piedi (MO147),
del quale esiste un esempio analogo anche nella
collezione Barlow (Fehérvári 1973: n. 78).
Con l’intento di ottenere la trasparenza della
porcellana si esegue una decorazione a traforo che viene
poi colmata dalla vetrina e spesso si accompagna a una
decorazione incisa, come nel caso del MO141, sul
fondo della quale, con punta sottile, è stata realizzata
una complessa composizione radiale a vortice, mentre
intorno al bordo sono ben evidenziate, grazie al traforo,
una serie di palmette inserite entro una fune. L’assenza
di ornati simili tra le ceramiche rinvenute a Nishapur fa
propendere per l’attribuzione di questo esemplare alle
officine più raffinate di Kashan.
Altri esempi eseguiti con le stesse tecniche sono poi
la coppa MO148 sulla quale un intaglio più profondo
ha messo in risalto una sequenza di semipalmette, e la
coppa blu MO156 dove un fiore quadrilobato inscritto
in un triangolo si alterna a un doppio tralcio di
semipalmette. Un esempio di ornato ottenuto con
l’incisione e il traforo è custodito al MNAO (inv. n.
170;
Le Mille e una notte
1990: fig. 17).
Ottenuti con la sola tecnica dell’incisione sono poi
alcuni ornati che attingono ai repertori consueti,
vegetale e pseudoepigrafico, ora eseguiti in uno stile
peculiare che tende ad amplificare il soggetto, come
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