R
OBERTA
G
IUNTA
Stele funerarie islamiche / Islamic funerary steles
exception of that of the
mīm
when in final position,
which rests on the line and is often very diminutive. On
itemMO183 (third and fourth line) two appendixes are
quite peculiar since they extend below the line, stretch
toward the right and trace a long rectilinear and curvi-
rectilinear segment.
1
Only the most ancient stele in the collection, dating back to
204/819, precedes the foundation of Samarra.
2
The city remained the capital until 892, when the caliph
al-Muʿtaḍid decided to move the court back to Baghdad.
3
The steles were already published by Giovanni Oman (1965)
and, from 17 March to 17 May 1967, were displayed in the
Exhibition of Islamic Art organized in the Ballroom of the
Museum of Capodimonte (
Arte islamica a Napoli
1968: 136-44).
References to this material, which is not in the
Répertoire
Chronologique d’Epigraphie Arabe
(
RCEA
), are also in Grassi
1992.
4
I would like to thank Dr Enzo Raia who, with patience and skill
– and thanks to the advice of the friend and restorer Elio Paparatti –,
has restored the steles to their original appearance.
5
The Egyptian stele was called in Arab
balāṭa
(‘slab’), as attested
in the epitaphs of some items (see
RCEA
I: no. 275; II: no. 516; III:
no. 1139; V: no. 1829) or also
lawḥ
(‘tablet, slab’;
RCEA
I: no.
77). The epitaph is sometimes called with the generic word
kitāb
(‘written text, document’;
RCEA
I: nos. 6, 71). The materials
employed were mainly marble, either white or grey (especially in
the burial sites of Cairo) and stoneware (in Upper Egypt).
6
The steles were placed at the head of the tumulus or built in the
walls of the tombs, mausoleums, or graves. In the latter case, they
were obviously no longer visible after the burial (see, for example,
Rāġib 2001: fig. 17).
7
Even the undated exemplars are not apparently attributable to the
era of the Umayyad caliphs. The sole exception is the stele dating
back to 31/652, the most ancient known one up to the present (el-
Hawary 1930). For the main reference catalogues seeHawary,
Rached 1932; 1939; Wiet 1936
a
; 1936
b
; 1937; 1939; 1940; 1941
a
;
1941
b
; 1942; ‘Abd al-Tawab 1977; 1982; 1986. For an analysis of
Le appendici scendono al di sotto del rigo di base, fatta
generalmente eccezione per quella della
mīm
in
posizione finale, che poggia sul rigo ed è di dimensioni
spesso molto ridotte. Sull’esemplare MO183 (terzo e
quarto rigo) due appendici risultano abbastanza
particolari poiché scendono al di sotto del rigo, si
prolungano verso destra e tracciano, rispettivamente,
un lungo segmento retticurvilineo e rettilineo.
1
Solo la stele più antica della collezione, datata al 204/819, è
precedente alla fondazione di Samarra.
2
La città fu capitale fino all’892, quando il califfo al-Muʿtaḍid
decise di trasferire nuovamente la corte a Baghdad.
3
Le stele sono già state pubblicate da Giovanni Oman (1965) e,
dal 17 marzo al 17 maggio 1967, furono esposte alla Mostra di
Arte Islamica organizzata nella Sala da Ballo del Museo di
Capodimonte (
Arte islamica a Napoli
1968: 136-44). Riferimenti
a questo materiale, assente nel
Répertoire Chronologique
d’Epigraphie Arabe
(
RCEA
), figurano anche in Grassi 1992.
4
Colgo l’occasione per ringraziare l’Ing. Enzo Raia che, con pazienza
e maestria – e grazie ai consigli dell’amico e restauratore Elio
Paparatti –, ha restituito alle stele il loro aspetto originale.
5
La stele egiziana era chiamata in arabo
balāṭa
(‘lastra’), come
attestato negli epitaffi di alcuni esemplari (cfr.
RCEA
I: n. 275; II:
n. 516; III: n. 1139; V: n. 1829) o anche
lawḥ
(‘tavoletta, lastra’;
RCEA
I: n. 77). L’epitaffio è indicato talvolta con il termine
generico
kitāb
(‘testo scritto, documento’;
RCEA
I: nn. 6, 71). I
materiali utilizzati erano soprattutto il marmo, di colore bianco o
grigio (in particolare nelle aree cimiteriali del Cairo) e il grès
(nell’Alto Egitto).
6
Le stele erano posizionate alla testa del tumulo o incassate nelle
pareti delle tombe, dei mausolei o delle fosse. In quest’ultimo caso
esse non erano ovviamente più visibili dopo l’inumazione (si veda
a titolo d’esempio Rāġib 2001: fig. 17).
7
Anche gli esemplari privi di data non sembrano risalire all’epoca
dei califfi omayyadi. Fa eccezione solo la stele del 31/652, la più
antica datata a oggi nota (el-Hawary 1930). Per i principali cataloghi
di riferimento si vedano Hawary, Rached 1932; 1939; Wiet 1936
a
;
1936
b
; 1937; 1939; 1940; 1941
a
; 1941
b
; 1942; ‘Abd al-Tawab
1977; 1982; 1986. Per un’analisi del contenuto degli epitaffi i
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1...,117,118,119,120,121,122,123,124,125,126 128,129,130,131,132,133,134,135,136,137,...326