G
IOVANNA
V
ENTRONE
V
ASSALLO
Ceramica islamica / Islamic Pottery
forms, as on MO121, for which there is a close
comparison in the Hetjens Museum in Dusseldorf (inv.
no. 1954/12;
Islamische Keramik
1973: 60, no. 65).
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These workshops in the provincial territories of Iran
operating in the 10th and 11th century are probably
the place of origin also of bowl MO111, on whose
inside bottom is painted a strange animal in brown
and green/mustard, maybe a bird with a conspicuous
crest and palmette hanging from its beak; and dish
MO168, whose inside wall is painted in brown with
festoons surrounding a dotted circle and delimited on
the rim by a band in green/mustard and a series of
large dots.
Underglaze graffiato wares
(MO88, MO140)
Iranian territories; 11th-12th century.
The wide use and renowned quality of polychrome
painted wares and the identification, as a result of
archaeological research, of some production centres
in the eastern districts of Iran, should not have as a
consequence the obliteration of the fact that along the
same centuries workshops scattered across the Islamic
world continued to put on the market more affordable
pottery of the utilitarian type, and pursued a simpler
decorative ideal, using already known techniques,
such as the engraving and the champlevé carving to
obtain a decoration in low relief. Among these, there
is the underglaze graffiato ware, a tradition never
discontinued especially in the western regions of the
caliphate. In fact, as well as in Iraq – where they will
be produced still between the mid-10th and the 12th
century (see the examples from Kish [Reitlinger 1935]
and from Tell Abu Sarifa [McAdams 1970]) – the
graffiato wares will have a centuries-long success also
in Syria, until the 13th and 14th century (see the
examples from Hama [Poulsen 1970] and al-Mina
[Lane 1938]). In Iran, where the first production of
5767) o, infine, si affiancano a forme composite
astratte come su MO121 della quale esiste un
confronto puntuale nel Museo Hetjens di Dusseldorf
(inv. n. 1954/12;
Islamische Keramik
1973: 60, n. 65).
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Probabilmente a queste officine provinciali dei
territori iranici operanti nei secoli X e XI si possono
attribuire anche la coppa MO111 nel centro della quale
è dipinto in bruno e verde/senape uno strano animale,
forse un uccello con vistosa cresta e palmetta pendente
dal becco, e il piatto MO168, sulla cui tesa sono dipinti
in bruno festoni con all’interno un cerchio puntinato
delimitati sul bordo da un nastro in verde/senape e da
una sequenza di grossi punti.
Ceramiche incise sotto invetriatura colorata
(MO88,
MO140)
Territori iranici; XI-XII secolo.
La grande diffusione e notorietà delle ceramiche con
decorazione dipinta policroma e la localizzazione, in
conseguenza delle ricerche archeologiche, di alcuni
centri di produzione nelle province orientali dell’Iran,
non devono far dimenticare che durante gli stessi secoli
officine dislocate in tutto il territorio islamico non
cessavano di immettere sul mercato una ceramica d’uso
più corrente, ed economicamente anche più accessibile,
e portavano avanti un discorso decorativo più semplice
avvalendosi di tecniche già sperimentate, come
l’incisione e l’intaglio a risparmio (
champlevé
) per
ottenere una decorazione a basso rilievo. Tra queste
figura la ceramica incisa sotto invetriatura
graffiato ware
che non ha mai cessato di esistere soprattutto nelle
regioni occidentali del califfato. Infatti oltre che in Iraq
– dove continueranno a essere prodotte tra la metà del X
e il XII secolo (v. gli esempi da Kish [Reitlinger 1935]
e da Tell Abu Sarifa [McAdams 1970]) – le ceramiche
con decorazione graffita dureranno per secoli e con
successo anche in Siria fino ai secoli XIII e XIV (v. gli
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