Nel portico occidentale, tuttavia, sul versante orientale
di ogni pilastro della serie interna si contrappone un
particolare tipo di altare-focolare, con il tiraggio,
provvisto di scalini laterali. Nel corridoio interno e in due
passaggi laterali sono disposte tre vasche oblunghe di
grandi dimensioni, che sono anche servite da gruppi di
gradini. La superficie interna delle vasche è ricotta dal
fuoco e sul fondo sono stati rinvenuti molti residui di
combustione, costituiti da ceneri, minutaglia e frammenti
di ossa. Inoltre, frammenti di ossa e ceneri erano sparsi
sul pavimento del portico, mescolati assieme a una
sostanza di tipo gessoso. Le tre grandi vasche/altari nel
mezzo della corte (originariamente con un’altezza
almeno di 2.10 m.), poggianti su un basamento servito
da coppie di gradini, erano vuote e dovevano contenere
il fuoco, alimentato da un’apertura alla base, e che ha
ampiamente ricotto le superfici interne (Fig. 4).
2
La
possibilità che l’edificio sia stato un edificio del fuoco
zoroastriano suscitò non pochi entusiasmi ma anche
perplessità, soprattutto per l’esistenza ancorché
comprovata dall’evidenza archeologica di sacrifici di
animali, che come è notorio fu ufficialmente proibita
da quell’ideologia religiosa. Aquaranta anni di distanza
da quella scoperta, pur con le notevoli difficoltà che
l’elaborazione di dati di scavo così antichi comportano,
le premesse per una re-interpretazione dell’insediamento
in chiave urbana, e dell’edifico religioso in chiave di
religiosità antico-iranica, restano tuttora intatte e piene di
ricche prospettive storiche per un periodo, quello
Achemenide, ancora sostanzialmente noto per le sole
evidenze di Persepoli e Pasargade.
1
L’espressione in persiano moderno vuol dire letteralmente
Porta
degli schiavi
, definizione comunemente attribuita a un taglio nel
terrazzamento desertico ai piedi del quale si disponeva l’insediamento.
Con questa espressione si può supporre che si sia voluto trasformare
the western porch, however, on the eastern side of
each pillar of the inner series is set against a particular
type of hearth, with the draft, provided by lateral steps.
In the inner corridor and in two lateral passages three
oblong pools of large dimensions are arranged, which
are also served by groups of steps. The inner surface
of the pools is annealed by fire and many at the bottom
combustion residues were found, consisting of ashes
and small bone fragments. In addition, fragments of
bones and ashes were scattered over the floor of the
porch, mixed together with a chalky-like substance.
The three large tanks in the middle of the court (at
least initially with a height of 2.10 m), resting on a
base served by a pair of steps, were empty and had to
contain the fire, fed by an opening on basis, and that
the internal surfaces has extensively annealed (Fig.
4).
2
The possibility that the building was a so-called
‘temple’ of fire in Zoroastrian character aroused
enthusiasm and also many concerns, especially as far
as the existence proven by the archaeological evidence,
of animal sacrifices, which as it is very well known was
officially forbidden by that religious ideology. At forty
years after that discovery, though with considerable
difficulty that the data processing of such an ancient
excavation fee, the basis for a re-interpretation of the
settlement in urban sense and the building in terms of
ancient Iranian religion are still intact and full of
historical perspectives for a period, the Achaemenid,
largely known for the only evidence of Persepolis and
Pasargadae.
1
The expression in modern Persian literally means
Gate of the
Slaves
, definition generally attributed to a cut in the desert’s terrace
at the foot of which the settlement is located, and with which one
may assume that one wanted to transform a geological
Museo Orientale ‘Umberto Scerrato’
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